VIVERE IN UNA CASA SANA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Residenze, uffici, scuole, ospedali, edifici pubblici, di culto, immobili storici: sono i luoghi in cui ogni giorno trascorriamo oltre il 90% del nostro tempo. 
Il coronavirus ci ha costretti a vivere ancora di più al chiuso per proteggere la nostra salute e la casa ha dovuto rispondere a una molteplicità di funzioni diverse dal solito, è diventata una postazione di lavoro, una palestra, una scuola. Nel fare questo ha evidenziando i propri limiti per flessibilità, salubrità, comfort. Ed è cresciuta la consapevolezza che anche fuori dall’emergenza occorre combattere contro innumerevoli nemici intangibili che proliferano negli ambienti confinati. 

Edilizia e sanità dialogano sul tema della salute e del benessere all’interno dell’ambiente costruito. È una rivoluzione culturale nel mondo delle costruzioni di cui è portavoce Home, Health & Hi-Tech (HHH), associazione di professionisti del mondo della comunicazione tecnica, con il Cnt-Apps, partenariato universitario che raggruppa il Politecnico di Torino, l’Università Federico II di Napoli, l’Università di Padova, l’Università del Salento, l’Università di Ferrara, l’Università della Basilicata e le Università di Madrid e Valencia.

L’insidia Coronavirus si è aggiunta alla lista di oltre 900 sostanze dannose con cui secondo l’Oms, conviviamo in casa e negli spazi chiusi in generale. A partire dall’aria che in casa, nelle scuole, negli uffici è 5 volte più inquinata di quella esterna. Dunque un nemico invisibile, che ci circonda nel quotidiano e mette a rischio la salute. Come fare? La soluzione è semplice: apriamo le finestre per almeno cinque minuti, più volte al giorno, anche se fuori fa freddo. Aprendo le finestre ai lati opposti della casa, il ricambio diventa più veloce, ma esistono anche sistemi intelligenti e di facile installazione che consentono di migliorare l’aria delle stanze in modo automatico.
Finestre, tende e tapparelle possono essere programmate per aprirsi in orari prestabiliti o, installando i sensori, in base al tasso di anidride carbonica e umidità che viene rilevata. In fase di costruzione di un edificio, con una progettazione oculata delle aperture e l’analisi dei venti locali, è addirittura possibile usare la ventilazione naturale per mantenere la temperatura di un edificio residenziale intorno ai 26 gradi anche se all’esterno si toccano i 40.

L’aria deve essere ricambiata per mantenere il giusto livello di umidità, evitare la formazione di muffe, espellere sostanze nocive che si sono accumulate tra le pareti domestiche come polveri, radon, batteri, acari. Se non vogliamo aprire le finestre per non sprecare energia, possiamo ricorre a sistemi di ventilazione meccanica controllata (Vmc). Si tratta di impianti che estraggono dall’interno dei locali l’aria viziata e attraverso un diffusore portano aria filtrata e pre-riscaldata. Ci sono Vmc di vario tipo che rispondono a esigenze diverse, alcune sono dotate di funzioni integrative come l’antigelo, il free cooling e molto altro.

Restando nelle routine quotidiane. Pensiamo alla pulizia. La casa necessita di pulizia profonda e regolare, con normali detergenti, possibilmente neutri. È fondamentale leggere sempre bene le etichette di quelli che scegliamo perché le profumazioni dei detersivi spesso contengono composti organici volatili (Cov) che degradano la qualità dell’aria. Così come i profumatori con i quali crediamo di dare un tocco in più di accogliente e pulito al nostro ambiente. Invece, inconsapevolmente rischiamo di introdurre in casa una quantità eccessiva di sostanze nocive come formaldeide e benzene. Bisognerebbe imparare che il pulito, non ha odore e che il sapone è già un buon antibatterico. Anche quando vogliamo sanificare, perché in casa abbiamo dei malati o dei bambini che gattonano, dobbiamo ricordare che se prima non puliamo le superfici, i disinfettanti hanno una capacità antibatterica ridotta.

Ascoltando le voci di esperti e docenti del mondo della sanità e di quello dell’edilizia, HHH su “Vivere in una casa sana ai tempi del Coronavirus” ha scomposto l’ambiente domestico evidenziando le criticità e le possibili soluzioni. Vediamone una sintesi in un ipotetico viaggio all’interno di un appartamento.Entrando in casa portiamo una moltitudine di germi e batteri. Sarebbe opportuno poter lasciare le scarpe in ingresso e circolare all’interno solo con le pantofole. Il primo step dovrebbe poi essere quello di lavarci le mani, quindi, subito in bagno. Questa è una stanza estremamente soggettaall’umidità, per l’abbondante uso di acqua calda, che occorre contrastare per evitare l’insorgenza di muffe. Come? Asciughiamo la doccia o la vasca dopo l’utilizzo e arieggiamo. Chiudere il water prima di tirare l’acqua limita la possibilità che i germi si diffondano nell’aria. Pulire gli scarichi evita che si accumulino sostanze nocive. 

Esistono inoltre sanitari e piastrelle realizzati con materiali antibatterici. La cucina richiede particolare attenzione: qui arriviamo con le sporte della spesa. Sarebbe preferibile lasciarle in ingresso. Dovremmo inoltre disfarci dei packaging dei vari prodotti e trasferire tutto il possibile in set di barattoli. La tecnologia oggi offre innumerevoli soluzioni per arredre la cucida in modo più salubre. Ci sono top che non presentano giunzioni, evitando l’annidamento di batteri, e realizzati con materiali antigraffio, anti macchie e anti batteri. Gli elettrodomestici comprendono proposte di forni autopulenti e lavastoviglie con programmi di igienizzazione.

Nel soggiorno possiamo introdurre un sistema di monitoraggio degli inquinanti, come una semplice lampada di cortesia che,cambiando colore ci indica quando l’aria si fa pesante e ci ricorda di ventilare. In caso di ristrutturazione possiamo scegliere pavimenti e rivestimenti biocompatibili, che non rilasciano nell’aria Cov nocivi. Se c’è un caminetto vecchio stile, a fiamma libera, ricordiamo che emette sostanze nocive. Se lo vogliamo prevedere nella nostra nuova casa, meglio optare per la versione moderna, chiusa, più efficiente mantenendo lo stesso effetto estetico di un camino aperto.
Nelle stanze da letto non portiamo gli abiti che abbiamo indossato tutto il giorno. Meglio lasciarli in un’altra stanza onell’armadio, ma sempre separati da quelli puliti. Potendo scegliere, meglio se la stanza dove dormiamo guarda a est, per favorire la sveglia naturale con le prime luci del giorno. Se non disponiamo di un balcone potremmo prevedere qualche pianta in casa, anche quelle aromatiche, che possono stare in soggiorno o in cucina, dove possiamo anche allestire giardini verticali a parete.

Fonte: ARTICOLO ANSA.IT

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